CONCERTONE 2019: EDIZIONE DA RECORD. E SI PENSA GIA' AL 2020

Potrebbero esserci gli indios dell'Amazzonia sul palco di Melpignano (Lecce) per l'edizione 2020 del Concertone de La Notte della Taranta.

L'annuncio è del presidente della Fondazione, Massimo Manera, che traccia un bilancio dell'edizione appena conclusa rivelando il percorso avviato che condurrà al Concertone del 2020. "Stiamo lavorando ad un grande progetto di scambio culturale con il Brasile" dice.

Intanto "il 14 settembre saremo a Matera con un concerto alla Cava del Sole dedicato alla capitale della cultura, il 28 a Napoli in piazza Plebiscito. E poi voleremo in Argentina. Sono viaggi, percorsi che ci portano a confrontarci con altre realtà musicali e a delineare la prossima edizione".

Quella del 2019, trasmessa in diretta su Raidue con la conduzione del critico musicale Gino Castaldo, affiancato dalla coppia Belen Rodríguez e Stefano De Martino, per Manera, è stata l'edizione dei record, "di emozioni e di storie ma anche di numeri" con 200 mila presenze. "L'alchimia che si crea tra il palco di Melpignano e la piazza - afferma - è un'emozione che lascia senza respiro tutti. Artisti, ospiti e musicisti residenti". Il presidente definisce il Concertone "un evento unico e irripetibile: è come un sogno che all'alba svanisce, ma resta un ricordo indelebile".

Manera racconta la manifestazione attraverso le storie che l'hanno animata: come Amine Halim, il giovane di origini marocchine che ha imparato a suonare il tamburello a Torrepaduli e che ha suonato con Elisa sul palco, l'Africa di Salif Keita, i "virtuosismi musicali" di Alessandro Quarta, Maurizio Colonna ed Enzo Avitabile. Ma anche "le storie di ciascun componente dell'Orchestra Popolare" diretta dal maestro Fabio Mastrangelo, "dell'Orchestra Oles e dei 5 giovani studenti del Conservatorio di Lecce che per un mese hanno costruito brano dopo brano una line up di emozioni" e "le 63 storie dei bambini e bambine di Piccola Ronda, molti provenienti da Case Famiglia".

"Abbiamo anche quest'anno centrato gli obiettivi: avere un Festival di qualità - sottolinea il presidente - che potesse raccontare la bellezza della musica popolare italiana e per questo abbiamo ospitato i gruppi provenienti da 19 regioni; accrescere la consapevolezza della grande ricchezza dei centri storici attraverso visite guidate; valorizzare le peculiarità di ogni singolo paese". "Le canzoni - aggiunge - sono patrimonio orale collettivo ricevuto dai cantori e dai musicisti depositari della cultura salentina. Noi siamo solo il mezzo per trasferire questo ricco patrimonio culturale alle nuove generazioni". Anche per questo, sostiene, la pizzica dovrebbe diventare patrimonio Unesco. "È un'arte come il flamenco. Nella pizzica - spiega Manera - sono presenti tutti gli stati d'animo e le emozioni dell'essere umano. Nei canti c'è l'amore, la solitudine, la nostalgia, il lavoro, il dolore, ma anche la morte. Da qui la sua universalità". La Notte della Taranta è valorizzazione della tradizione, ma anche sguardo al futuro. Di qui la scelta di contaminare la pizzica con nuovi generi musicali, come il rap di Gué Pequeno. "Il rap è un linguaggio popolare come la pizzica - osserva Manera - e il nostro compito è quello di far conoscere questo nostro ricco patrimonio linguistico e culturale ai millennials. La partecipazione di Guè Pequeno ha fatto storcere il naso ai puristi, ma non ai giovani che oggi si esprimono principalmente sui social. Se non avessimo la capacità di ascoltare e condividere il nostro percorso con i giovani La Notte della Taranta sarebbe già museo. Dunque - chiosa Manara - daremo sempre spazio alla sperimentazione, ai nuovi generi musicali e non mancheremo di volgere lo sguardo anche ad altre arti"